Scienziati e medici continuano le loro ricerche sul pre-morte. Impressionanti le testimonianze dei’ resuscitati’
A metà tra l’immaginario e il freddo razionalismo di quanti negano ogni sopravvivenza ultraterrena, l’uomo si è sempre posto interrogativi su quel limite che appartiene alla sua stessa vita, che ne conclude il ciclo, proiettandolo nelle tenebre dell’ignoto.
E il culto dei morti ha sempre accompagnato i processi e i mutamenti storico-sociali delle civiltà che si sono susseguite, esprimendosi in forme di rispetto per i defunti, raffigurati a seconda del loro ceto o della loro attività in effigi o monumenti, volti a preservare per l’eternità il loro ricordo.
Ma c’è un momento di transizione, negli attimi che precedono la morte, chiamato #pre-morte, che è da anni oggetto di studi e di ricerche, basate soprattutto sulle numerose testimonianze dei sopravvissuti. E’ quel #tunnel di #luce che l’uomo o il suo spirito percorre verso la pace o l’eternità.
Scienziati delle più prestigiose università stanno indagando sul fenomeno. Dopo le Università di Southampton e di New york, arriva oggi dall’Università belga di Liegi l’esito di una ricerca sorprendente.
La morte è uguale per tutti oppure no?
La risposta sembra attestare che il momento del trapasso sia diverso per ognuno.
E’ ormai risaputo che esistono delle circostanze abbastanza comuni in chi sta per abbandonare la vita: la visione di una luce splendente, la sensazione di pace, uscendo dal proprio corpo, che fa sentire il quasi-defunto dentro a un tunnel.
Ma l’autrice di questa ricerca, Charlotte Martial, ha dichiarato che, sulla base dei racconti di circa 154 ‘resuscitati’, in realtà vi sono delle differenze.
Alcuni hanno riferito di aver incontrato anche degli spiriti, altri delle creature sovrannaturali.
La Martial ha poi evidenziato un altro aspetto significativo:
“C’è ancora da capire se le differenze nei fenomeni e nella loro sequenza dipendano anche dal background e dalle aspettative di ognuno, così come dai meccanismi neuropsicologici”.
L’enigma resta ancora da chiarire, ma le testimonianze sono spesso sconvolgenti e verificabili.
Intanto, di fronte alle affermazioni della Martial, torna nella mente l’ultimo verso di una nota poesia, che dovrebbe far riflettere e indurre l’uomo a farsi più umano, specie di fronte a quell’inevitabile falce:
“Perciò, stamme a ssenti… nun fa’ ‘o restivo,
suppuorteme vicino – che te ‘mporta?
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie… appartenimmo â morte!”
#IrmaSaracino