• Ven. Mar 24th, 2023

Storia dell’uomo che visse 168 anni

Avvolta ormai dalla leggenda è la storia di un contadino ultracentenario dell’Azerbaijan

Percorrendo le stradine tortuose dei monti dell’#Azerbaijan si ha la sensazione di cancellare il tempo. Poche case, perse in una natura incontaminata, sparuti villaggi in cui la vita trascorre nell’essenzialità sono l’unica impronta dell’uomo. E la storia di questi uomini, di questi luoghi diviene quasi #leggenda.

In questa remota terra, prevalentemente montuosa, infatti la voce del vento è quella della montagna e il mistero della vita si colora del fascino di questi luoghi. Luoghi persi nel tempo, nella memoria.

Al confine con la Russia e con l’Iran, nel cuore del #Caucaso, l’Azerbaijan mantiene inalterati i suoi segreti. E, malgrado le spinte avveniristiche delle sue città, proiettate verso un’architettura fantascientifica, questo territorio, nel suo interno, è a tutt’oggi ancorato ad un’economia essenziale.

Shirali Farsali Muslimov

Questo è il nome di un uomo entrato ormai nella #leggenda. Un contadino, morto nel 1973, che sarebbe vissuto ben 168 anni. Un uomo semplice, che avrebbe avuto comunque un cospicuo numero di mogli.

La sua biografia però, preservata nel singolare Museo della longevità, unico nel suo genere, con sede a Lerik, è alquanto incerta. Difficile infatti ricostruire con dati certi la vita di un uomo vissuto in una realtà e in un tempo così remoti.

Di lui si sa che era nato nel 1805 e che visse sempre a contatto con la natura, cavalcando su quei sentieri solitari che lui tanto amava.

Ma quale fu il segreto della sua longevità? Una vita sana, semplice, priva di stress, regolata da un’alimentazione equilibrata e, soprattutto, non inquinata dalle attuali sofisticazioni. Carne, prodotti caseari e vino.

Una ricetta, quasi un elisir di lunga vita, a quanto sembra ben noto agli abitanti del posto. Questi infatti detengono un record straordinario: una percentuale elevatissima di ultracentenari.

Un record che ha reso celebre Lerik e i suoi nonnetti che, ammiccanti, ci sorridono dalle foto affisse sulle pareti di questo Museo.

Un invito? Forse, sì.

#IrmaSaracino