Tensione alle stelle in Kosovo, dove la Nato dispiega altri 700 soldati.
Dopo gli scontri violenti di lunedì scorso tra manifestanti serbi e militari della KFOR ( Kosovo Force, forza di sicurezza della Nato), che hanno portato al ferimento di circa 43 soldati (14 italiani), ci si interroga sulle reali cause di essi. Ma, soprattutto, ci si chiede se non vi sia, dietro le quinte, il coinvolgimento della Russia di Putin, sempre pronta a tessere trame oscure e subdole.

Del resto sono ben noti i rapporti idilliaci tra il presidente serbo e lo zar #Putin, sempre attento a stringere amicizie e alleanze influenti sul piano geopolitico. Alleanze che, specie in un territorio ‘caldo’ come quello dei #Balcani, posono giovargli nella sua campagna anti #Nato.
E, in linea con i suoi standard da ex spia del KGB, #Putin non indietreggia dinanzi a nulla, traendo vantaggio dalle situazioni che possano essere terreno fertile per le sue propagande e le sue oscure macchinazioni.
Il Kosovo
Certo le ipotesi possono essere molteplici in un’area conflittuale come il Kosovo, che vede la coesistenza di una massiccia etnia serba e di una minoranza albanese. Uno Stato dichiaratosi indipendente dalla Serbia il 17 febbraio del 2008 e ancora non riconosciuto a livello internazionale.
Uno Stato di poco più di 10.000 km² ( circa quanto l’Abruzzo) e con una popolazione di circa 2 milioni di abitanti, in larga misura serbi. Ed é proprio questa spinta autonomista di una minoranza che non ne consente il riconoscimento da parte di numerosi Stati dell’Unione Europea.
Inoltre la sua posizione, al centro dei #Balcani, delimitata da confini burrascosi, tra i quali appunto la Serbia, tradizionalmente filorussa, sollecita l’interesse di quanti abbiano mire egemoniche.
Del resto appartiene alla Storia che i Balcani siano l’avamposto per il controllo delle comunicazioni tra Oriente e Occidente e, conseguentemente, la presenza in loco della #Nato rappresenta un argine all’espansionismo dei vari zar che affollano la recente scena politica internazionale.
Le cause dei disordini
Alla luce di queste considerazioni appare evidente come la tensione sia sempre presente in questo territorio, quasi sicuramente alimentata anche da forze esterne. E la coesistenza tra serbi e albanesi sia, a dir poco, difficile. Così, in occasione delle recenti elezioni amministrative, si é scritto un nuovo capitolo di questa faida che dura da anni.
I manifestanti serbi si sono mobilitati contro l’elezione di nuovi sindaci di etnia albanese in Comuni a forte maggioranza serba. Strano certamente, visto l’assenteismo da parte loro che ha caratterizzato queste votazioni.
Così, dopo aver disertato il voto in segno di protesta, hanno circondato la sede del Municipio di Zvecan per impedire al nuovo sindaco di insediarvisi. Le forze di polizia kosovare, accompagnate dalle truppe della KFOR, hanno quindi cercato di sgombrare l’area, facendo uso di lacrimogeni, bombe assordanti e manganelli.
La risposta dei manifestanti é stata immediata. Un fitto lancio di oggetti di ogni tipo, tra cui pietre, bottiglie e bombe molotov.
Gli interrogativi
Intanto però sorgono, com’é ovvio, gli interrogativi. Come finirà? E, soprattutto chi c’é dietro questa strategia di protesta? Quali gli obiettivi?
Non ci resta che attendere gli eventi.
#IrmaSaracino