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Mandato di arresto della Cpi contro Netanyahu, Gallant e il capo di Hamas, Mohammed Deif. Dura la reazione del leader israeliano che con malcelata ira ha accusato la Corte internazionale di antisemitismo .

Altra pagina indimenticabile di storia, quella scritta ieri dalla Corte penale internazionale che ha emesso una sentenza fuori del comune, la prima nei confronti del leader di un Paese che si definisce democratico. Una sentenza che ha destato subito un’eco internazionale e che ha suscitato l’ira di Benjamin Netanyahu, il quale ha dichiarato nell’immediato che proseguirà  questa guerra  ‘giusta’  per la difesa di Israele.

cpi3 L’ira di Netanyahu dopo la decisione della Cpi
Sede della Corte Penale Internazionale

Ed anche Gallant, in una sua dichiarazione, ha sostenuto che questo mandato di arresto  ‘crea un pericoloso precedente contro il diritto all’autodifesa e alla guerra morale e incoraggia il terrorismo omicida“.

Una decisione, quella della Cpi, che,  se da un lato mette in difficoltà i 124 Stati aderenti allo statuto di Roma, che ha istituito la Corte, dall’altro aggrava l’isolamento di Netanyahu e degli altri ricercati.

Le motivazioni

I mandati di arresto sono relativi all’attacco di Hamas contro Israele, del 7 ottobre 2023, e la risposta militare israeliana a Gaza.

I tre giudici della Cpi, all’unanimità, hanno dichiarato di aver trovato ragionevoli motivi per ritenere che Netanyahu e Gallant  “abbiano la responsabilità penale per  il crimine di guerra della fame come metodo di guerra e i crimini contro l’umanità di omicidio, persecuzione e altri atti disumani“.

 Inoltre, il collegio ha ritenuto che vi fossero ragionevoli motivi per ravvisare un’altra, pesante responsabilità penale: ” aver diretto intenzionalmente un attacco contro la popolazione civile”.

Nei confronti dell’attuale capo di Hamas, Deif, di aver trovato ragionevoli motivi per ritenere che fosse responsabile  “dei crimini contro l’umanità di omicidio, sterminio, tortura e stupro e altre forme di violenza sessuale, così come dei crimini di guerra di omicidio, trattamento crudele, tortura, presa di ostaggi, oltraggi alla dignità personale e stupro e altre forme di violenza sessuale”.

Una decisione, questa, voluta fortemente dal procuratore capo della Cpi Karim Khan, ma che ha trovato accoglimento presso gli altri giudici per le modalità di un conflitto che sta devastando la Striscia e la sua popolazione.

Il dramma di Gaza

Il collegio dei giudici ha rilevato che la mancanza di cibo, acqua, elettricità, carburante e forniture mediche ha determinato condizioni “calcolate per provocare la distruzione di parte della popolazione civile di Gaza”. Tanti, troppi , i bambini morti per  malnutrizione e disidratazione.

cpi2 L’ira di Netanyahu dopo la decisione della Cpi
I continui spostamenti della popolazione, in cerca di un riparo

La situazione inoltre è ancora più drammatica nel settore ospedaliero. Impedendo alle forniture ospedaliere e ai medicinali di arrivare a Gaza, Israele ha costretto i medici a operare, comprese le amputazioni, senza anestesia o con mezzi di sedazione non sicuri, il che ha causato “grandi sofferenze”.

Ovviamente le accuse sono state dichiarate false da Israele, ma i fatti, ampiamente documentati, attestano la veridicità di esse.

L’appoggio degli Usa

Gli Stati Uniti, che non fanno parte, unitamente ad Israele, della corte, hanno avuto parole di biasimo per questi mandati.

La portavoce della Casa Bianca,  Karine Jean-Pierre, ha infatti espresso la profonda preoccupazione  dell’amministrazione Biden per l’eccessiva fretta del procuratore di emettere mandati di arresto. E ha rilevato  i  ‘preoccupanti errori  procedurali’ che hanno portato il collegio dei giudici a questa decisione.

Una perplessità, quella degli Usa, storici alleati di Israele, che non sorprende e che lascia spazio a eventuali ricorsi.

La posizione degli altri Stati

Ben diversa la posizione degli Stati europei ( tutti aderenti allo statuto di Roma) che, nell’ossequio del diritto internazionale, hanno l’obbligo di rispettare la decisione della Corte penale Internazionale. Ma tutto è da vedere.

Che si possa avere una svolta e che Israele giunga a più miti consigli?  Tante le perplessità

Irma Saracino