Piccolo borgo della Calabria cosentina, Rossano è orgogliosa di possedere siti di grande interesse storico-culturale
La malaria, che devastò nel V secolo d.C. la piana di Sibari, spinse la popolazione che l’abitava a riparare sul vicino colle affacciato sullo Jonio. Fu così che, a 270 m s.l.m., costruendo piccole case in cascata sul pendio, fu fondata Rossano (Roskianum per i Latini).
Presto tutta l’antica Bruzia (attuale Calabria settentrionale) divenne luogo di accoglienza di monaci basiliani, fuggiti dalle persecuzioni arabe, che trovarono riparo nelle laure dei valloni sottostanti. Rossano divenne così centro di fervida vita religiosa e di irradiazione della spiritualità monastica basiliana di tradizione italo-greca.
I Bizantini
I Bizantini la designarono come importante centro dei loro possedimenti italiani e la influenzarono in modo incisivo con la loro cultura, trasformandola in una loro capitale.
La presenza di questi religiosi arricchì il territorio di opere d’arte e manoscritti, molti purtroppo andati perduti per incuria o perché trafugati.
Nel piccolo Museo Diocesano di Rossano, tra antiche suggestive vestigia, se ne conserva uno di questi manoscritti, il Codex Purpureus Rossanensis, uno dei più antichi evangeliari greci miniato, risalente al VI secolo.
Il Codex Purpureus
Di provenienza siriana, è composto di 188 fogli di finissima pergamena purpurea e raccoglie i Vangeli di Matteo e Marco, scritti in oro e argento e arricchiti da 15 miniature rappresentanti scene evangeliche.
Il codex lascia il visitatore affascinato per la sua raffinata fattura e soprattutto per il suo valore storico e artistico.
Non si sa come fece ad arrivare a Rossano. Forse portato dai monaci, oppure da qualche membro della famiglia imperiale di Bisanzio.
Degli originari 400 fogli di pergamena lavorata, oggi ne restano 188. Sono di colore purpureo, il colore imperiale, che appunto fa presumere l’alto lignaggio dei proprietari dell’epoca.
Il Codex è stato riconosciuto Patrimonio dell’Umanità ed inserito nelle liste UNESCO nella categoria “Memory of the World”. Ma nella piccola Rossano l’arte si nasconde anche nella sua cattedrale di gusto barocco.

La Cattedrale
Non solo la facciata, col portale rinascimentale, incanta il visitatore, ma soprattutto l’interno, col suo soffitto ligneo del XV secolo, attrae lo sguardo anche più disattento.
Addentrandosi infatti nella navata centrale, su un pilastro sinistro, un altare barocco racchiude l’affresco di una Madonna bizantina, posta in una nicchia di marmo, probabilmente del secolo VIII, detta “Maria Achiropita”.
Il termine achiropita (dal greco acheiropoietos) significa “non dipinta da mano umana” e una legenda, tramandata su una pergamena scritta con caratteri greco-gotici, ne spiega il suo nome.
La storia della Madonna achiropita
Intorno al 570 il principe Maurizio di Costantinopoli, in fuga da una persecuzione politica, approdò in Calabria dove incontrò il monaco eremita Efraim che viveva in una grotta nei pressi di Rossano.
Questi lo rassicurò dicendogli di ritornare in patria e gli predisse che sarebbe diventato imperatore. In cambio si fece promettere che, se la predizione si fosse avverata, avrebbe fatto costruire sul luogo della grotta una chiesa dedicata alla Madonna.
Maurizio promise e in pegno regalò all’eremita un anello, ma, tornato in patria e acclamato dalla folla imperatore, dimenticò la promessa.
Dopo un certo tempo Efraim si recò a Costantinopoli per restituire l’anello, ma l’imperatore nel vederlo si ricordò della promessa e fece costruire nel luogo prestabilito una chiesa, che avrebbe dovuto contenere una immagine dipinta della Vergine Maria.

Il dipinto fu difficile da realizzare perché ogni artista che ci provava trovava, il giorno dopo, la sua opera cancellata.
Ma un giorno un altro pittore, che aveva quasi terminato il dipinto, lasciò di guardia un suo giovane allievo. Durante la notte il ragazzo vide presentarsi una donna bellissima in abiti splendenti che lo persuase ad andarsene.
Il mattino successivo questa stessa donna era dipinta sul fondo della parete del nuovo tempio.
Un miracolo
Presto la popolazione di Rossano volle credere ad un miracolo e alla origine divina del dipinto.
Questa immagine della Vergine è molto venerata dai rossanesi, a Lei sono attribuiti molti miracoli, dalla protezione dall’invasione saracena del 954, alla protezione dall’epidemia di peste del XVII secolo, sino al terremoto del 1783 che fece solo danni molto lievi.
E, ancora oggi, Tra panorami, arte, tradizioni, leggende, fede e miracoli, Rossano preserva, sotto un manto di mistero e sorpresa, tutto il suo fascino di piccolo borgo italiano silente, ma palpitante di storia.
Bruno Matacchieri