• Ven. Mar 29th, 2024
Giappone

Nessun paese al mondo riesce meglio del Giappone a coniugare tradizione e modernità con tanta disinvoltura.

In Giappone tutti i nativi del posto, per loro natura, sono molto discreti. Sembrano muoversi in punta di piedi e con il massimo rispetto per lo spazio altrui. In realtà é un paese troppo piccolo rispetto al numero dei suoi abitanti e questo li spinge a quell’esigenza di libertà personale che li fa essere estremamente ragguardevoli nei confronti di quella altrui.

Valori, tradizioni, contraddizioni

I valori del carattere nipponico sono il rispetto, la deferenza ed il senso dell’onore. Lo si legge nel loro lessico onorifico e deferenziale oltre che nel linguaggio del corpo.

Il Giappone, agli occhi di un occidentale, vive in bilico tra #modernità e #tradizione. La cerimonia del tè con tutto il suo rituale o la geisha che, nel suo kimono tradizionale, si muove con passetti discreti e rapidi tra i vicoli nel centro di Kyoto, contrastano palesemente con la tecnologia di questo Paese.

Percorrere infatti gli 804 chilometri da Tokyo a Hiroshima in “Treno Proiettile” in sole tre ore e mezzo ti immerge nella #modernità del paese del Sol Levante.

Camminando per le vie

Ci si sente persi nel quartiere di Akiba, la “Electric Town” di Tokyo, dove le scintillanti vetrine dei negozi offrono all’occhio dell’ingenuo turista qualsiasi oggetto elettronico di avanguardia tecnologica.

Trovarsi poi in una stanza da bagno di un qualsiasi albergo con dispositivi altamente tecnologici, riproposti anche in una qualsiasi toilette pubblica, ti fa apprezzare l’attenzione di questo popolo per ogni forma di comodità.

La contraddizione è percepibile anche nei “manga”, (fumetti giapponesi) e negli “anime” (film d’animazione), che tanto hanno invaso il mercato mondiale. E un’attenta analisi dei loro contenuti rivela costanti riferimenti e richiami a elementi fondamentali della società giapponese.

A prescindere dal genere possono essere individuati particolari relazioni o regole sociali tipiche delle tradizioni shintoiste e buddhiste o del “buschido”, l’antico codice dei samurai. Ma la contraddizione che più sconcerta è quella tra i grandi spazi ricolmi di gente e l’estrema #solitudine imperante.

Solitudine che si concretizza nella difficoltà di relazioni interpersonali, nella mancanza di dialogo tipica della famiglia giapponese, nella continua richiesta di iperproduttività negli ambienti di lavoro, nel bullismo scolastico verso la diversità.

La mentalità

Nella mentalità nipponica il concetto di vita e di morte è quanto di più lontano ci sia dal modo occidentale. L’onore regola rigidamente il comportamento del singolo ed ecco che di fronte ad una difficoltà o ad un fallimento la morte può rivelarsi l’unica soluzione onorevole.

Secondo le statistiche ufficiali, negli ultimi undici anni in Giappone si sono registrati circa 30.000 suicidi all’anno. Questo dato sconcertante trova le sue ragioni in elementi storici, culturali e religiosi estremamente radicati.

Il Seppuku, il suicidio rituale con il quale i guerrieri sconfitti si uccidevano piantandosi la corta spada tantoo nello stomaco per dimostrare il loro coraggio e valore, è attestato già nell’anno Mille.

Questa usanza si è perpetrata per secoli, tanto che ancora nel 1970 Yukio Mishima, uno dei massimi scrittori e drammaturghi giapponesi, si uccise in diretta televisiva infliggendosi il seppuku.

Mishima, una delle figure più rappresentative e controverse della letteratura giapponese, era affascinato dal tema della morte. Nei suoi romanzi coniugava l’etica dei samurai con l’omoerotismo, argomento assolutamente scioccante per i lettori dell’epoca.

Personaggio complesso e nazionalista nostalgico, fu spesso etichettato come “fascista” benché si sia sempre identificato come apolitico. Profondamente patriottico, in contrapposizione al Trattato di San Francisco del 1951 con il quale il suo paese aveva rinunciato a possedere un esercito affidando la propria difesa agli USA, fondò un’organizzazione paramilitare chiamata Tate no kai(associazione degli scudi).

Il disprezzo per la vita

Lo stesso senso dell’onore e del disprezzo per la vita guidò i Kamikaze verso la fine della campagna del Pacifico, durante la Seconda Guerra Mondiale.

Misero in atto una lunga serie di attacchi suicida che portò al sacrificio di quasi 4.000 piloti giapponesi reclutati perlopiù tra i giovani studenti universitari, motivati dal patriottismo, oltre che dal desiderio di portare onore alle proprie famiglie e da quello di mettersi alla prova. Attratti dall’alone di sentimentalismo che circondava le missioni suicide.

Il suicidio è circondato da un’aura di romanticismo ed eroismo che non ha trovato nella religione, come è avvenuto nei Paesi cristiani, nessun valido ostacolo.

Lo shintoismo non esprime infatti nessuna condanna contro chi decide di darsi la morte. Per il buddhismo la morte è solo il passaggio tra due diverse forme di esistenza.

La condizione femminile, l’omosessualità

Ma altre contraddizioni caratterizzano la società nipponica, la condizione femminile e la omosessualità.

Nonostante il Giappone si collochi tra i primi paesi del mondo dal punto di vista economico, il ruolo della donna è ancora marginale e circoscritto a quello di moglie e madre. Anche se le nuove generazioni lo avvertono sempre più stretto, la strada verso l’emancipazione appare ancora lunga.

E, nonostante l’omosessualità non sia né perseguibile né pesantemente discriminata, il mito della famiglia tradizionale impedisce ancora a gay e lesbiche di vivere apertamente il loro orientamento sessuale.

Se il contrasto tra tradizione e modernità appare fondersi armoniosamente sotto certi aspetti, più complesso per l’osservatore occidentale è comprendere la contraddizione stridente tra regole sociali e società all’avanguardia. Ci si chiede quindi se la civiltà di un popolo si misura dalla tecnologia di un water o dalla capacità di tolleranza ed inclusione delle diversità.

#BrunoMatacchieri

Di Bruno Matacchieri

medico psichiatra, scrittore, esperto di opera lirica