• Lun. Apr 15th, 2024

Madama Butterfly: disparità di genere e di cultura

Madama Butterfly

Mai come nella storia di Madama Butterfly il mondo maschile e quello femminile sono lontani. E mai sono così lontani la cultura occidentale e quella orientale.

Può capitare che un’opera d’arte non trovi consensi di pubblico e di critica al suo nascere, ma capita spesso che quella stessa #opera continui a vivere per più di un secolo. E’ quello che è successo a “Madama Butterfly” di Giacomo #Puccini.

La prima, andata in scena il 17 febbraio 1904 alla Scala di Milano, fu un fiasco clamoroso che indusse il compositore ad apportare alcune modifiche all’opera. Ma la storia, con i suoi personaggi così tenaci e risoluti, dà dignità alla prova del tempo, tanto che oggi è la sesta #opera lirica più rappresentata al mondo.

Una tragedia giapponese

L’opera, definita la “tragedia giapponese”, è tratta dall’omonimo lavoro teatrale di David Belasco, a sua volta tratta da un racconto dell’americano John Luther Long. A essa #Puccini assistette casualmente in un teatro londinese. Pur non avendo compreso perfettamente il testo, recitato in inglese, ne rimase fortemente colpito ed emozionato.

La struggente storia della giapponesina sedotta, abbandonata e suicida era una vicenda umana che gli consentiva di esplicare con la sua musica tutta la sua capacità di commuovere le platee di tutto il mondo che allora, come ora, difficilmente riescono a sottrarsi a facili emozioni.

Fascino e suggestioni d’Oriente

L’ambientazione esotica dovette stimolare molto la fantasia musicale del grande compositore toscano tanto da indurlo a volersi documentare ampiamente sulle musiche e sugli strumenti giapponesi. L’Estremo #Oriente, a cavallo tra i due secoli, stava infatti sostituendo nella moda letteraria e teatrale l’influsso della cultura araba che aveva regnato sovrana nel settecento ed in età rossiniana.

Madama Butterfly
I colori d’Oriente

Il Giappone in particolare si stava affacciando alla ribalta della politica internazionale e la guerra russo-giapponese del 1905 sancirà questa volontà di emergere. Ma maggiore suggestione fu esercitata sul compositore dall’opera “Iris” di Mascagni, anch’essa di ambientazione orientale, che nel 1898 era stata accolta con grande successo di pubblico.

Madama Butterfly

Lo spettatore che si reca ad una rappresentazione della “Madama Butterfly” resterà stupito dalla semplicità e facilità di ascolto. Si tratta di una storia con pochi personaggi, dalla musica orecchiabile ed evocativa, dotata di una trama fluida e immediata.

Non è difficile immedesimarsi nella fase di ”innamoramento pazzo”, di “sana follia” di Cho Cho San, la protagonista. Una bella geisha di 15 anni, troppo vecchia, secondo la cultura orientale, per il matrimonio.

Dagli occhi di una ragazza giapponese l’occasione di sposare un uomo occidentale viene vista come una possibilità di riscatto sociale e culturale e sembra quasi un sogno. Lei si addentra in questa relazione, finendo col viverla da unica protagonista, nutrendola dei propri bisogni narcisistici.

Psicologia dei personaggi

Butterfly va alla ricerca di una adesione a regole e modelli culturali molto lontani dai suoi, nell’illusione di poter dare una definitiva svolta alla propria esistenza.

Crea uno strappo nei confronti delle proprie origini ribellandosi alla famiglia e alla religione, un tentativo non troppo celato di creare un netto taglio con le proprie radici e cancellare magicamente l’inaccettabile perdita paterna.

Vuole un “affetto fanciullesco” come lei stessa chiede: “vogliatemi bene…un bene piccolino….un bene da bambino”, affetto mancato anni prima, durante gli anni dell’infanzia, che l’ha resa una donna fragile, bisognosa d’amore.

Pinkerton

E’ facile per Pinkerton, giovane, bello e aitante ufficiale della Marina Americana, in missione nella terra del “sol levante”, farla innamorare ed indurla a sposarlo (ovviamente con rito giapponese, non valido per la legge americana).

I suoi intenti sono chiari a tutti, al pubblico e a Sharpless: “badate! Ella ci crede!”. Il Pinkerton reale è un uomo molto diverso da quello vagheggiato da Butterfly. E’ un individuo cinico, che si avvale di false parole e ingannevoli promesse, che mira unicamente a raggiungere i propri interessi senza nessuno scrupolo morale né sentimentale.

Un uomo che desidera trarre piacere dalla relazione fin tanto che lo desidera. Un amore intenso, fisico e sensuale, quello che c’è all’inizio tra Butterfly e Pinkerton, dal quale nasce persino un bambino, ma un amore che si fa via via più rarefatto, platonico, sognato, vagheggiato e nutrito al riparo da una troppo crudele e cinica realtà.

L’amore vagheggiato

L’amore che Butterfly vive è un sentimento che segue un proprio percorso personale, un dramma privato che procede lungo i binari dell’interiorità.

I tre anni di silenzio, successivi al loro incontro, sembrano non avere alcun significato per lei. Al contrario, anziché lenire il suo sentimento d’amore, sembra che lo incrementino.

Lei ha strutturato, come meccanismo di difesa dal dolore, la negazione, più semplice ed immediata. Ad un certo punto dell’opera lei stessa si definisce “rinnegata e felice”, quindi appagata da questo amore.

Nella famosa aria “Un bel di vedremo”, in assoluto tra le più famose del mondo operistico, si può facilmente leggere il suo “delirio amoroso”.

Ma la negazione non può essere eterna, la realtà finisce per palesarsi al conscio e allora nonostante l’apparente fragilità, la “farfalla” mostra una capacità di ripresa senza precedenti.

Lo scontro con la realtà è durissimo, Cho Cho San si rende conto di aver perso quella figura maschile di riferimento con la quale aveva tentato di colmare il vuoto della perdita del padre. La legge orientale è ferrea: con onore muore chi non può serbar vita con onore”.

Neanche l’amore per un figlio può impedirle di seguire fino alla fine i suoi principi che la condurranno inevitabilmente alla morte.

Con lo stesso pugnale, lasciatole come triste ma dignitosa eredità dal padre, fa harakiri.

Mondi lontani

La tragedia di Madama Butterfly dà prova del contatto tra due mondi: occidentale ed orientale, maschile e femminile che non si integrano mai completamente.

L’uomo occidentale e civilizzato si è rivelato il vero barbaro che non considera le parole del voto come sacre, quindi le rompe facilmente.

All’opposto la donna orientale, portatrice di antiche tradizioni (che potrebbero sembrare piuttosto selvagge per l’occidentale) per la quale le parole “unione”, “lealtà”, “amore”, pesano più della vita.  

#BrunoMatacchieri

Di Bruno Matacchieri

medico psichiatra, scrittore, esperto di opera lirica