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Clitennestra, non solo ‘colpevole’

DiIrma Saracino

Lug 10, 2022
clitennestra

Al di là del mito ha convinto tutti la Clitennestra di Christiana Troussa, andata in scena ieri sera all’Art Garden di Taranto.

Una lettura convincente del personaggio tragico Clitennestra, quella della regista Christiana Troussa. Una lettura che, soprattutto, ne ha messo in rilievo l’attualità, liberando la protagonista di #Eschilo dai luoghi comuni.

Clitennestra, quindi, dichiarata ‘colpevole’ da un tribunale immaginario sin dalla prima battuta, é divenuta padrona della scena, ma anche del tempo. E, nella sua grandezza di #personaggio tragico, conflittuale, ma morbosamente passionale, lucida e astuta, ha rivendicato le sue ragioni di donna, di femmina e madre.

La breve storia di una femme fatale

Quando nel 458, con la sua #Orestea, #Eschilo vinse gli agòni tragici, consacrò all’immortalità tutte le fragilità, le contraddizioni e le colpe di una famiglia, non certo pacifica quale quella degli Atridi. Ma i personaggi di questa trilogia, uscirono dal contesto dell’epoca per divenire esempi, se non addirittura miti.

L’umano, come di consueto nella Grecia classica, si confrontò col divino e la straordinarietà dei protagonisti aprì la strada al futuro. Sì, perché, malgrado le sue discutibili passioni, Clitennestra, protagonista della prima opera della trilogia, volle concretizzare quella giustizia negatale dagli uomini, ma anche dagli dei.

Vendicò la morte della figlia Ifigenia, uccisa dal marito Agamennone, per consentire la partenza per Troia. E la vendicò col sangue di colui che, osannato al suo ritorno a Micene, la oltraggiò spudoratamente portando con sé la schiava e sua amante Cassandra.

Duplice vendetta quindi che, a tutt’oggi, rappresenta il riscatto identitario di una donna ferita come moglie, madre, femmina.

Clitennestra colpì il marito col pugnale passatole dall’amante Egisto e per lei ‘fu giustizia’

Un personaggio titanico

Un personaggio titanico, quindi, che non può lasciare indifferenti e rompe gli schemi del maschilismo ancora imperversante. Un mito che ieri sera si é tinto di rosso per essere sulla scena nelle cinque interpreti che l’hanno vissuto, sentito, avvicendandosi in monologhi profondi e avvincenti.

Nell’ambientazione naturale dell’Art Garden di Lama le luci, le ombre, i colori della notte hanno caricato di magia la rappresentazione. Poi il vento ha portato negli echi della sera le voci, le sofferenze di tante donne, ma di un unico personaggio: Clitennestra.

Il passato si é confuso così col presente, vivendo anche nelle poesie, perfettamente inserite, di Dino Maiano che ha saputo dare colore e spessore ad Agamennone.

Un’idea di regia vincente

Tutto si é svolto con notevole fluidità scenica, nell’avvicendarsi calibrato delle interpreti, ma anche in un simbolismo gestuale, davvero sorprendente.

Alla regista, Christiana Troussa, che vanta un curriculum di notevole rispetto, va dunque il nostro plauso, ma anche un sentito grazie per averci regalato finalmente un teatro di notevole spessore culturale.

#IrmaSaracino