Vita e morte hanno sempre segnato l’esistenza umana e l’uomo si è posto di fronte ad enigmi e interrogativi senza risposta, sperando in una vita migliore.

“Morire, forse sognare..”in queste parole il dilemma amletico dell’uomo di fronte alla morte si è espresso in tutta la sua complessità. La morte, sin dalle prime tracce di #vita umana, è stata l’antitesi, il limite dell’essere.E l’uomo si è proiettato in una dimensione che potesse garantirgli il superamento di questo limite.

Impossibile credere che la nostra #vita, la nostra energia mentale possano avere termine.  Impossibile pensare che tutto debba finire e l’ombra possa avvolgere il nostro cammino fino al perenne oblio.

Si sono cercate testimonianze, prove di questa esistenza ultraterrena. Ma nessuna certezza ha rassicurato l’uomo. E il #mistero permea il nostro percorso, il nostro stesso ‘essere’.

Una testimonianza

Maria è una donna che ha provato la morte. Ha percorso quel tunnel misterioso, ma non ha raggiunto la luce.

E ora è qui, pronta a raccontarci questa sua esperienza straordinaria.

–  Sin da bambina ho sempre avuto paura della morte, come tutti credo.- ci dice con tono pacato- Ma quando si è piccoli la si vede lontana, remota, quasi non ci appartenesse. E le paura cede il posto alla gioia di vivere.

Ascoltiamo il suo racconto con vivo interesse e notiamo come il suo atteggiamento, la sua voce siano quelli di una persona equilibrata

–  Negli anni, però, il problema si è posto con crescente insistenza, fino a quel giorno..

Qui la sua voce s’incrina e le veniamo in soccorso, chiedendole:

–  Quale?

–  Il giorno dell’incidente.

–  Che cosa ricorda del momento dell’impatto?- le chiediamo con malcelata curiosità.

–  Il fragore delle lamiere. – ci racconta- Poi uno strano senso di benessere. Mi sentivo leggera e mi vedevo sdraiata su quel letto d’ospedale. Ricordo anche le parole di un’infermiera che rilevava la mia morte.

–  Dopo?- la invitiamo a continuare.

– Dopo, il cammino verso la luce, verso la speranza. Ma riuscivo ancora a percepire le voci, le sensazioni corporee, prive di ogni dolore. Ero in pace, con il mio corpo, con quello spazio sconosciuto.

– Poteva avvertire anche il dolore dei suoi cari?

–  Sì, avvertivo la disperazione di mia figlia- ci dice con voce accorata- e avrei voluto rassicurarla. Parlarle, ma mi sentivo inspiegabilmente attratta da quella nuova oasi di pace.

–  Potrebbe definirlo #paradiso, allora?

– Non so dirle che cosa fosse, ma sapevo che dovevo proseguire.

–  Poi, che è successo? come mai è qui?- chiediamo mentre i suoi occhi si colmano di lacrime e leggiamo in essi un’angoscia estrema.

–  Dovevo tornare, ma non volevo- e il suo racconto s’interrompe bruscamente.

Sembra quasi che Maria non voglia rivelarci quelle verità cui tutti aneliamo, e ci dice:

–  La vita, la morte sono un mistero che non troverà mai una risposta. O forse le risposte possiamo trovarle nel nostro quotidiano. Nelle piccole cose che sfuggono alla nostra attenzione.

Mentre pronuncia queste parole, capiamo che il nostro colloquio è finito. Ci allontaniamo, ringraziandola. Ma capiamo anche che nessuno, tornato da quel tunnel eterno, potrà mai risponderci.

E l’enigma continua.

#IrmaSaracino