shoah

Non c’é una logica, una ragione alla Shoah. C’é solo una pagina assurda di storia scritta col sangue.

Oggi, come allora, dopo tanti anni scorrono le immagini terribili della follia omicida. Quella più assurda, ancorata a propagande, a logiche di supremazia, che lasciano annichiliti. Che non possono trovare risposte di fronte ai mille interrogativi che nascono spontanei. Oggi, di fronte alla Shoah, ci si chiede ancora perché.

Oltre il ricordo

La percezione di qualcosa di innaturale é immediata, camminando per i viali recintati da filo spinato di #Auschwitz. Un silenzio ovattato dal candore della neve che stride con il colore plumbeo degli edifici. Un #silenzio, comunque, che sa parlare, sussurrando nomi di quelle che un tempo furono persone. E un brivido terribile assale, scuote il visitatore, mentre un urlo straziante implode nel più profondo.

Poi… all’interno, la realtà, in tutta la sua crudezza. Stanze di #morte, forni crematori stordiscono e quasi appaiono inverosimili. Luoghi deputati per uccidere. Luoghi di #morte!

Immagini, oggetti, per non dimenticare

Migliaia sono le foto che tappezzano le pareti di una sala. Volti sorridenti di uomini, donne, bambini, ignari di una sorte terribile. Una sorte che ha un solo nome: Shoah.

Questo é quanto rimane di vite spezzate.

La memoria, il tempo

E anche il tempo sembra fermarsi in quello scorcio di umanità lacerata. Non ci sono più ore, giorni, perché tutto scorre troppo velocemente dinanzi agli occhi e l’attimo si tramuta in vita.

Una vita che traspare dalla miriade di oggetti personali, di capelli, di giocattoli, ammucchiati in maniera innaturale al di là di fredde vetrine sulle quali si arresta anche lo sguardo più superficiale.

Vetrine che racchiudono squarci di vite, mentre anche il silenzio si carica di bisbigli sommessi, di voci perdute. Tutto si racchiude lì, nel triste spettacolo di quello scempio, di quei capelli recisi, di quei giocattoli ammassati, di quelle scarpine che emergono innocentemente da mucchi del passato.

Una grottesca e macabra immagine quale testimonianza di una crudeltà che non può essere dimenticata.

Auschwitz, non solo un viaggio

Ad Auschwitz si approda quasi sempre per una ricerca, non solo del passato, della storia, ma di sé. Una ricerca che é anche confronto o scoperta di qualcosa che lacera, ma aiuta a capire.

E le parole, quando i cancelli innevati si chiudono alle nostre spalle, non servono.

C’é solo il silenzio a sussurrarci che, forse, vale la pena di percorrere il nostro sentiero, quantunque impervio esso sia.

#IrmaSaracino