La morte assurda di un bimbo di 5 anni porta alla ribalta delle cronache la sconcertante realtà dei social. Dove la sfida, the challenge, sempre più estrema, è spesso la chiave del successo
The challenge potrebbe essere il titolo di un film, ancorato a reminiscenze di un certo d tipo di cinematografia in cui il volto tenebroso dell’inquieto James Dean faceva sognare, ma in realtà è un copione scritto spesso col sangue.
Un copione, noto a tanti, sul quale c’è tanto da dire, ma, soprattutto, tanto da fare.
Le parole, mai come nel caso della #morte del piccolo #Manuel, vittima di una sfida assurda, non servono. E le analisi, specie se tardive, lasciano il tempo che trovano.
La ‘meglio gioventù’, tante storie di consueta follia
Violenza, incuranza ed abuso di droghe, sono, troppo spesso, le caratteristiche di una #gioventù che chiede di essere protagonista ad ogni costo. E la #morte gioca con loro una partita a scacchi dal risultato di frequente scontato.
Oggi,dopo il tragico epilogo di una challenge social culminata a Casal Palocco con la #morte di un bambino di appena 5 anni, se ne parla. E quella verità, troppo spesso ignorata dalla componente genitoriale e ancor meno dalle Istituzioni, emerge in tutta la sua crudezza.
Una verità che mette a nudo parametri educativi discutibili e un torpore sociale che ignora o finge di ignorare quel fenomeno fuorviante che rende molti giovani protagonisti dei social.
Ciò che conta per loro è il numero dei followers e non importa se talvolta i mezzi usati sono a dir poco discutibili. La legge dei like prevale su tutto!
Un’analisi tardiva
La storia di #Manuel è l’ennesimo tassello di un ‘puzzle’ impazzito, nel quale i giovani sono solo le espressioni di un disagio sociale che ha radici ben più profonde. Radici e responsabilità di cui probabilmente, passata la bufera, non se ne parlerà più, ma che rimarranno come macchie indelebili, nel nostro tessuto sociale.
Ora s’indaga e ci si chiede come sia stato possibile che ragazzi di 20 anni abbiano noleggiato un Suv Lamborghini, ma soprattutto come mai la folle corsa di questi youtuber non sia stata segnalata alla polizia stradale. E come mai sul posto non vi fosse nessuna pattuglia.
Gli interrogativi sono tanti e le responsabilità ancor di più.
The Borderline
Questo il nome di un collettivo di youtuber fondato da 5 ragazzi e che annovera ben 600mila iscritti. E che oggi risulta chiuso.
L’obiettivo? Guadagnare followers. Il mezzo? Sfide folli e pericolose.
‘Non siamo ricchi, ma ci piace spendere per farvi divertire a voi! Tutto quello che facciamo si basa su di voi, più supporto ci date più contenuti costosi e divertenti porteremo, tra sfide, challenge e scherzi di ogni tipo cercheremo di strapparvi una risata in ogni momento.’
Questo il manifesto del collettivo. Un programma ben definito che rivela la tragica realtà di una #gioventù profondamente sola e in cerca di divertimenti estremi, come sa esserlo talvolta la vita.
Ma, ancor di più, estremi come sa esserlo la sfida con la morte.
#IrmaSaracino