• Ven. Mar 29th, 2024

Sardegna, enigmi e misteri della civiltà nuragica

Sardegna

Scrigno di storia e di cultura, ancora oggi la Sardegna rappresenta un enigma per l’Archeologia con la sua remota e oscura civiltà nuragica.

Una natura ancora selvaggia e, in molti tratti, impervia. Un mare cristallino, impreziosito da coste ricche di anfratti che circondano le tante cale, fanno della Sardegna un unicum.

E la bellezza di questa isola esplode in tutta la sua forza , folgorando gli occhi con immagini improvvise, con i suoi colori, ma anche con la sua Storia.

La civiltà nuragica

Misteriosa e, ancor oggi, oscura infatti é la remota civiltà nuragica, Una civiltà risalente all’età del bronzo, diffusa già dal XIX secolo a.C. su tutta l’isola.

Una civiltà che vive con i resti maestosi e silenti delle sue mura, scrigno di una vita del passato, ancora presente nel carattere fiero dei #Sardi.

Una vera e propria realtà socio-culturale che ha cavalcato i millenni, preservando i suoi enigmi, i suoi misteri, sull’onda del tempo.

Gli uomini della civiltà nuragica

Ma vediamo di accostarci a questi uomini così remoti. Cerchiamo di capirli, di studiarne gli usi, i costumi sulla base delle testimonianze in nostro possesso.

Chi erano? Qual era la loro provenienza e, soprattutto, qual era l’uso dei #nuraghi? Tante le questioni che si prestano a varie ipotesi, poche le certezze. Cosa ovvia del resto quando ci si accosta a civiltà preistoriche.

Indubbiamente erano guerrieri, come testimoniato dai numerosi bronzetti che ritraggono dettagli preziosi anche delle armi in uso. Scudi circolari, elmi cornuti e l’uso frequente di spade, nonché di archi.

Ma la loro provenienza é ancora oscura. Si ipotizza che, nel processo migratorio continuo degli uomini primitivi, popoli provenienti dall’Europa continentale si siano fusi con le comunità autoctone del luogo, dando origine all’etnia dei #Sardi.

E, addirittura, qualche ipotesi affascinante di studiosi della nostra epoca vede in questo popolo fiero e sdegnoso il ceppo originario degli Italiani.

Altro dato rilevante é la presenza di manufatti nuragici nelle coeve civiltà del Mediterraneo. Da quella Micenea a quella egizia. Il che lascia intendere come questo popolo fosse abile nella navigazione, ma anche nel commercio.

L’Ossidiana

Del resto la presenza massiccia di Ossidiana in Sardegna, agevolava il commercio, stante la richiesta continua di essa sul mercato.

E che i Shardana, oltre ad essere uno dei popoli del mare più temuti anche dagli Egizi, fossero anche uomini d’affare é testimoniato proprio dai #nuraghi.

I nuraghi

Queste impomenti costruzioni, spesso circondate da un muro di cinta, ci parlano di una società caratterizzata da classi ben differenziate, ma attive nella condivisione del potere. Purtroppo però si ignora ancora quale fosse la destinazione dei nuraghi ( circa 8000 in Sardegna).

La monumentalità di essi lascia supporre che fossero uno status simbol del villaggio, che sorgeva abitualmente al di fuori della cinta muraria, ma associati anche all’aspetto cultuale. Sono stati rinvenuti infatti numerosi manufatti di carattere votivo proprio nei pressi di essi

Dediti al culto del toro ( simbolo della fertilità e della forza diffuso un po’ in tutta l’area mediterranea), i popoli nuragici adoravano anche la Dea Mater terra, secondo la consuetudine cultuale del Paleolitico.

E, nel corso delle assemblee ( secondo una ritualistica cara anche ai Micenei) il signore del villaggio e i rappresentanti di esso procedevano alla discussione, dopo aver compiuto offerte votive ai propri dei.

Nuraghe La Prisgiona di Arzachena

Nei pressi di #Arzachena, nella provincia di Sassari, é visibile uno dei nuraghi più complessi per struttura e per dimensioni: La Prisgiona. Un nuraghe a Tholos, tipologia piuttosto rara in Gallura, che controlla un’area di diversi chilometri quadrati.

L’edificio ha una torre centrale ( mastio) e due torri laterali che formano un bastione. L’ingresso del mastio é caratterizzato da una massiccia architrave di oltre 3 metri, mentre la camera centrale possiede una falsa cupola alta più di 8 metri.

All’interno del cortile è presente un pozzo  di oltre 7 metri di profondità. Nella fondo di esso sono stati rinvenuti numerosi reperti ceramici. Tra questi ci sono molte tipologie askoidi, abbellite con elaborate decorazioni e recanti tracce di riparazioni, indizi che danno prova del loro valore.

E, sempre all’interno del cortile, è visibile la capanna dell riunioni oltre ad altre destinate all’attività artigianale.

Insomma un vero gioiello, prezioso come i suoi misteri. Un gioiello che, tra i tanti custoditi dalla Sardegna, ci porta sui sentieri più remoti della Storia, con le sue vibrazioni, le sue atmosfere.

Baciato dal sole e circondato dalle colline circostanti sussurra messaggi antichi e ci parla di vita. La vita di un popolo presente ancora nel DNA della fiera gente di questa splendida isola.

#IrmaSaracino