Un copione ancora tutto da scrivere sul futuro delle donne meridionali del nostro bel Paese
Troppi retaggi di una remota cultura permangono nella splendida cornice del nostro #Sud. Retaggi che si traducono in antiche leggende, storie, miti dal fascino indiscutibile, ma anche in lati oscuri che fotografano una #disparità di genere ancora tangibile. E le donne del Sud continuano, anzi rinfocolano, queste culture che fanno del maschio locale il dominatore assoluto della scena .
Amiche o nemiche?
Che la santità non sia tanto frequente dovrebbe essere noto a tutti, ma quando questa presunta dote si ammanta di ipocrisia, allora è l’apoteosi della falsità! Una falsità che si concretizza, spesso, nella simulazione o nell’ostentazione di doti muliebri, volte a porre al collo del #maschio concupito un bel cappio. Una strategia d’obbligo, specie se si tratta di un buon partito!
Sì, perché ancora oggi le donne del nostro bellissimo #Sud non amano lavorare o privilegiano lavori che non inficino il loro ruolo muliebre. Il perché? Scontato. E’ il #maschio, l’elemento risolutore della loro esistenza. Un re, oggi, senza corona in altre realtà sociali.
E allora, quando fiutano la preda, danno inizio alla loro performance finalizzata a portarle sugli altari della Santità.
Si perpetua, così, l’antico detto’ Tutte casa e chiesa’, mentre il tempo del progresso e dell’emancipazione femminile si arresta nella loro cecità.
Una cecità che annienta le altre, quelle che invece lottano per una parità di genere ancora lontana. Una realtà che fa male e ci parla dell’antica rivalità tra donne. Spesso incapaci di essere unite nella lotta per la salvaguardia dei propri diritti.
Donne in carriera, capaci di affrontare da sole la lotta faticosa della vita. Nemiche, perché temibili.
Girovagando un po’
L’odore aspro e inebriante degli ulivi, bagnati dal sole, il colore dorato dell’uva che brilla di luce e di vita, gli angoli, gli squarci paesaggistici mozzafiato così non bastano più.
Tutto si vanifica e si perde, mescolandosi alla polverosa consuetudine maschile di reputare la donna ‘oggetto’. Una valutazione superficiale, non solo meridionale, che porta i signori uomini a non considerare le doti intellettuali delle donne.
Le luci e i colori dei tramonti si mescolano così alle lacrime di chi ha lottato per rivendicare la propria identità, pagando spesso un prezzo troppo alto. E nasce la voglia di fuggire di nuovo, di andare lontano.
Via, in cerca di quell’oasi di pace dove l’essere donna non sia solo legato alla fisicità e il rispetto disciplini i rapporti con l’altro sesso. Dove le donne sappiano essere unite nella lotta.
Via, verso nuovi orizzonti, portando con sé i colori, i profumi della propria terra.
#IrmaSaracino