• Ven. Apr 26th, 2024

Iran, la furia di uno Stato in crisi

Iran

Sempre più isolato e traballante nella sua legittimità, l’Iran mostra i pugni all’Occidente e schiera le sue forze congiunte nello stretto di Hormuz.

Nuova mossa dell’Iran che, dilaniato dalle #proteste, dopo aver replicato con furia all’ingerenza dell’Italia nei suoi ‘affari interni’, questa mattina ha tenuto esercitazioni congiunte navali, aeree e di terra nel Golfo vicino allo strategico canale navigabile dello Stretto di Hormuz, come riportato dai media statali.

Le motivazioni

La causa di un tale dispiegamento di forze è da ricercarsi nell’ormai ben nota opposizione di Teheran alla presenza di navi statunitensi e occidentali nell’area. Con scadenza annuale infatti, organizza giochi di guerra nello Stretto di Hormuz, crocevia mondiale per il petrolio.

Ma, mai come in questa occasione, il dispiegamento di forze è stato così massiccio e non sono certo confortanti la parole dell’’ammiraglio Habibollah Sayyari.

Questi, infatti, in una dichiarazione resa all’agenzia di stampa ufficiale IRNA, ha affermato che le esercitazioni, che  coinvolgono sottomarini e droni, ” praticano operazioni di raccolta di informazioni contro le forze attaccanti, nonché operazioni di ricognizione”.

L’ #Occidente dunque viene visto non più come una minaccia, ma addirittura come una forza attaccante. Un atteggiamento che richiama indubbiamente quello russo e che preoccupa per i suoi toni.

Sayyari  infatti, con tono perentorio, ha soggiunto che le forze straniere devono lasciare l’area “in modo che i paesi della regione possano stabilire stabilità e pace nel loro vicinato”.

La violenza come strumento di un Governo in crisi?

Lo Stato islamico iraniano, alla luce delle #proteste che scuotono il Paese da mesi, è ormai al suo declino. Lo dimostrano i suoi metodi repressivi che fanno della #violenza lo strumento per placare una rivolta che ormai dilaga sempre più e coinvolge il mondo intero.

L’Iran è nel sangue e le impiccagioni pubbliche sono la prova di un regime che ha paura. Sempre più isolato e colpito da sanzioni, questo Stato, costituitosi nel 1979, all’indomani della cacciata dello shià Reza Pahlavi, rappresenta un modello politico troppo remoto e anacronistico per i giovani, vera forza di questa dilagante ribellione e legati ai modelli di vita occidentali.

E anche nella gestione dei rapporti internazionali, questo Governo manifesta notevoli limiti. Ne è un esempio la dura replica all’atteggiamento dell’Italia in merito ai sistemi repressivi utilizzati nei confronti dei manifestanti iraniani.

Dopo aver convocato ieri l’ambasciatore italiano a Teheran, il ministro degli Esteri iraniano ha infatti criticato duramente le parole di ‘alcuni politici italiani’, lamentandone l’ingerenza in problematiche interne.

Quando una belva è ferita

Le lacerazioni di questo sistema governativo sono evidenti e la Storia c’insegna che ogni totalitarismo è fallimentare, perché l’uomo nasce libero e nessuno può soffocare con la repressione questo suo diritto.

Intanto, però, le immagini ci restituiscono un quadro sconcertante e destano non poche perplessità. Ci si interroga, con una certa ansietà, su quali possano essere l’epilogo e le eventuali conseguenze a livello internazionale. L’Iran infatti non nasconde le proprie ‘simpatie’ per la Russia di Putin e per altri regimi totalitari.

Quali risvolti potrebbero esservi dunque nel gioco delle alleanze strategiche? Tanti gli interrogativi non disgiunti da un certo allarmismo. Ma, per il momento, non ci resta che attendere gli eventi.

#IrmaSaracino