Vissuto nel XII secolo, San Malachia, ancora oggi, é un punto di riferimento per chi ami addentrarsi nel labirinto delle profezie
Irlandese di nascita, nato nel 1095, ad Armagh, uomo di cultura, San Malachia, rappresenta ancora una personalità di spicco nell’ambito di quella ricca produzione profetica che ruota intorno a predizioni legate ad un catastrofismo quasi di sapore biblico.
La profezia, a lui falsamente attribuita, fa un elenco dei Papi che hanno impreziosito il panorama tormentato del clero cattolico, giungendo sino all’ultimo. Quel Petrus Romanus, non facilmente identificabile, che porrebbe fine all’elenco in un periodo di grande distruzione.

Inoltre, come da copione horror, sarebbe prevista la tanto ventilata fine del mondo, che dovrebbe avvenire nel 2027. Un quadro poco confortante, a dir poco, che non manca di impensierire coloro i quali cercano nelle varie predizioni o profezie una chiave di lettura del futuro.
La Prophetia Sancti Malachiae Archiepiscopi
In realtà siamo di fronte ad un testo , che non é di certo l’originale, attribuito a san Malachia, arcivescovo di Armagh, contenente 112 motti in latino sui papi, nonché gli antipapi, succedutisi sul trono di San Pietro, a partire da Celestino II. Divenuto pontefice nel 1143.
Il testo si conclude, dopo questo cospicuo elenco, con la profezia finale. Durante il pontificato di un certo Petrus Romanus, infatti, ci sarebbe la distruzione di una città dai sette colli e, secondo i classici noir delle profezie, l’immancabile giudizio finale.
Il parere degli storici
E’opinione comune ormai di tutti gli storici che si sia di fronte ad un falso storico e che il manoscritto sia stato redatto nella seconda metà del XVI secolo

Risale infatti al 1595 la prima pubblicazione di esso, ad opera di Arnold Wion, anche lui appartenente all’ordine benedettino come Malachia, e appassionato di storia. Ma Wion non dà chiarimenti sull’originale. Non dice dove si trovi, né tanto meno come ne sia entrato in contatto.
Si limita soltanto a mettere in rilievo la fama di questa profezia, misteriosamente ben nota a molti, e la pubblica nel suo Lignum Vitæ. E la integra con sue spiegazioni dei motti relativi ai papi saliti al potere sino al 1590.
La giungla delle profezie
Il panorama delle profezie é molto vario e decisamente ricco. A partire dal testo biblico i profeti hanno raggiunto l’immaginario collettivo, sempre ansioso di proiettarsi in un’atmosfera che travalichi il reale e possa garantire quelle certezze cui l’uomo anela da sempre.
In età medievale, soprattutto, il potere coercitivo della profezia, alimentato da un clero sempre attento a consolidare il proprio potere temporale, ha raggiunto vertici inusitati. E ciò in ragione anche dell’alto indice di analfabetismo, nonché di profonda indigenza sociale.
Nei secoli successivi, però, questa produzione che non costituisce un genere letterario a sé stante, ma assomma le specificità dell’Horror e del fantasy, ha continuato ad attrarre una platea molto vasta. Tanto che ancora oggi si rispolverano personaggi oscuri del mondo profetico, quali Nostradamus, decisamente ambiguo e, conseguentemente, facilmente utilizzabile secondo i propri intenti.
Il fascino delle antiche abbazie
Ovviamente l’epoca più gettonata é il Medioevo, con i suoi intrighi, le sue superstizioni, ma anche con quelle intuizioni geniali che anticipano, almeno in parte, il sapere logico-matematico degli anni a venire.
E i luoghi maggiormente deputati ad essere depositari di questa sorta di illuminazione, sono ovviamente quelle abbazie che rivelano ancora oggi manoscritti preziosi, circondate da quell’alone di mistero, esaltato anche dalla cinematografia e dalla narrativa, che ne costituisce il fascino indiscutibile.
Camminare in quei chiostri che trasudano storia é come perdersi nel passato, nel mistero. Mentre simboli esoterici rivolgono messaggi subliminali a chi può, chi sa, o anela a quella che definiscono illuminazione.
Irma Saracino
